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La vita e le opere di Miroslav Košuta

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9 LA METAFORA NELLA POESIA DI MOROSLAV KOŠUTA E LA SUA TRADUZIONE IN LINGUA ITALIANA

9.1 La vita e le opere di Miroslav Košuta

La presente tesi di laurea si occupa dell'antologia bilingue “Memoria del corpo assente – Spomin odsotnega telesa” e tratta due argomenti principali: la metafora, una delle parti più importanti dello stile letterario, e la sua traduzione in italiano. L’analisi dei due argomenti prende in esame l’antologia dell’opera poetica di Miroslav Košuta

“Memoria del corpo assente – Spomin odsotnega telesa” che riporta un campione rappresentativo di poesie dalle varie raccolte, pubblicate tra il 1969 e il 1991. La ricerca vuole evidenziare le realizzazioni più frequenti della metafora che Košuta adotta nei suoi testi e, nello stesso tempo, individuare le parti semantiche più rilevanti che a loro volta fungono da motivi poetici. Nell’analizzare i vari tipi di metafore, presenti nell'antologia in questione, mi soffermo sia sul loro significato che sul ruolo che hanno nell'ambito dei singoli testi poetici e nella poesia di Košuta in generale. L’analisi della metafora si basa sui risultati della »teoria dell’interazione« (interakcijska teorija) mentre l’analisi della traduzione tiene conto delle varie teorie contemporanee che trovano il loro punto d’incontro nella funzione e nel ruolo che la traduzione svolge nella lingua d’arrivo.

Miroslav Košuta, poeta, drammaturgo e traduttore triestino, è nato l’11 marzo 1936 a Santa Croce, ultimo di tre figli, in una famiglia di falegnami, da Angel e Karla Tenca. Ha frequentato il liceo scientifico sloveno di Trieste e ha continuato gli studi all’Università di Ljubljana, dove si è laureato in letteratura comparata e teoria letteraria. È stato

redattore alla Radio di Ljubljana e, dopo il ritorno a Trieste, tra l’altro, direttore artistico del Teatro Stabile Sloveno per più di vent’anni.

Ha pubblicato le sue prime poesie da liceale sulla rivista Literarne vaje sotto lo pseudonimo Miroslav Morje. Le sue poesie sono state pubblicate dalle più illustri riviste in Slovenia e all’estero (Mlada pota, Problemi, Naša sodobnost, Perspektive, Nova obzorja, Tribuna, Dialogi). Finora ha pubblicato nove raccolte di poesie: Morje brez

obale – »Mare senza lidi« (Lipa, Koper 1963), Pesmi in zapiski – »Poesie e

annotazioni« (Lipa, Koper 1969), Trţaške pesmi – »Poesie triestine« (Lipa, ZTT, Koper, Trst 1974), Pričevanje – »Testimonianza« (Lipa, Koper 1976), Selivci – »Migratori«

(ZTT, Trst 1977), Robidnice in maline – »More e lamponi« (ZTT, Trst 1983), Odseljeni čas – »Il tempo traslocato« (Cankarjeva zaloţba, Ljubljana 1990), Riba kanica – »Il pescecane« (ZTT, Trst 1991), Pomol v severno morje – »Il molo nei mari del Nord«

(Mladika, Trst 2001). Ha pubblicato anche diverse raccolte di poesie per ragazzi. Scrive in sloveno, ma gli capita di scrivere anche in italiano. È autore di alcune commedie, radiodrammi per ragazzi, testi in prosa e scritti politico-culturali. Traduce dall’italiano e dallo spagnolo. Ha curato e pubblicato opere letterarie di autori come Pablo Neruda, Rafaёl Alberti, Miguel Angel Asturias, Nazim Hikmet e Alberto Moravia. Ha pubblicato anche un’antologia della letteratura algerina (Antologija alţirske knjiţevnosti). Le sue poesie sono state tradotte in serbocroato, macedone, italiano, ungherese e inglese.

La produzione lirica slovena contemporanea di Trieste di cui Košuta è uno degli esponenti maggiori si presenta come un organismo letterario complesso, omogeneo ed evoluto, che unisce stili e poetiche diversi. Questa peculiarità le viene dalla sua posizione geografica particolare, circoscritta che risente di esperienze culturali italiane, slave e germaniche. L’identità degli sloveni, la loro coscienza nazionale e la loro lingua sono vulnerabili, in quanto da sempre esposte ad una snazionalizzazione lenta e inevitabile. Da qui la naturale scelta, di Košuta e di altri letterati triestini, nel proprio cimentarsi con la letteratura e con la poesia in particolare, di usare un linguaggio semplice che richiami l’esperienza di vita.

Košuta si colloca in quella generazione di letterati che nella madrepatria si è affacciata sulla scena letteraria e artistica dopo la seconda guerra mondiale, quando la poesia collettiva e propagandistica del realismo socialista era ormai in declino. Questa generazione di artisti sloveni triestini era attivamente legata agli avvenimenti

contemporanei nella madrepatria, anche perché la maggior parte di loro aveva compiuto gli studi proprio in Slovenia. Negli anni Cinquanta e Sessanta la poesia era attraversata da una corrente poetica denominata intimismo (intimizem) che rispecchiava i disagi, le

paure e lo sconforto dell’uomo nella società moderna. La ricerca del mondo interiore dell’individuo si evolve verso un’alienazione totale, in cui l’uomo viene ridotto ad un oggetto. Il mondo in cui vive lo rifiuta e nello stesso tempo rappresenta una seria

minaccia. Questo movimento in seguito diventa più pronunciato e varia da poeta a poeta nelle sue diverse sfaccettature. Non rare diventano le sperimentazioni sulle parole. La poesia diventa ermetica e astratta.

In questo periodo Košuta si è accostato alla fase iniziale del movimento denominato modernismo esistenziale che è un particolare momento dell’intimismo e al quale il poeta è rimasto fedele per quattro decenni, da quando cioè la sua poesia si evolve in un costante processo creativo. La sua poetica resta legata alla realtà quotidiana, ai ricordi di

un’infanzia traumaticamente segnata dalla seconda guerra mondiale, allo spazio geografico nativo e alle profonde riflessioni del poeta sul senso della vita. La poesia infatti ha un ruolo centrale nella vita del poeta, non ne rappresenta soltanto il momento creativo, ma l’impulso vitale che le dà il senso. Una vita senza poesia per Košuta è solo esistere, giacere, senza mai rendersi conto che cosa significhi vivere. Ma quando la vita attraversa momenti sgradevoli, tristi e dolorosi come la morte del proprio figlio, è grazie alla poesia che il poeta trova il coraggio di andare avanti. È ciò che Košuta esprime nelle sue poesie liriche e riflessive fin dalle prime pubblicazioni di raccolte, fissando tre punti cardinali: il mare, il Carso e Trieste.

Il mare è la vita latente che aspetta il momento giusto per esplodere in tutta la sua bellezza, freschezza e genuinità. Ma indica anche il pericolo, l’avventura e un forte desiderio di osare di più. Nella sua poesia sono frequenti immagini di mare, barche e scogli, reti stese e vele gonfie.

Il Carso non è soltanto una zona geografica, ma molto di più. È una terra calda e profumata, ma pietrosa, ricoperta da una vegetazione povera in lotta perenne con

l’erosione e la bora. Da qui la durezza nei gesti, nei volti e nelle parole della gente nativa.

Nelle poesie di Košuta ci sono molti richiami alla vita della gente e dei pescatori in particolare, al loro modo di vivere e di fare, alla terra, alle pietre e alla vegetazione. Però

non bisogna credere di trovarsi di fronte a un regionalismo letterario, in quanto questi richiami diventano metafora di significati più profondi che esprimono una visione del mondo e della vita, il male di vivere personale e quello della sua gente.

Questo diventa ancora più evidente nelle poesie dedicate a Trieste, una città che il poeta nello stesso tempo sente sua ed estranea. Queste diventano delle vere e proprie cartoline. Il poeta descrive una generale decadenza, ormai pronunciata, della città che corrode sia l’interno che l’esterno dei palazzi, le vie e i porti. Il tempo non ha segnato solo le cose materiali, ma soprattutto i valori, i sentimenti e gli affetti della gente. Trieste viene personalizzata. Diventa una signora di antichi costumi che si illude di possedere ancora il vecchio splendore. Trieste diventa una metafora efficace per indicare il lento spegnersi di una comunità etnica e non di meno dell’inarrestabile sfacelo di tutto ciò che è umano. Da qui il senso profondo della »paura ancestrale« (prastrah) che non coinvolge soltanto il poeta, ma anche le generazioni precedenti e future. Trieste diventa eredità collettiva scaturita dalle esperienze storiche impregnate di sofferenza e di tragedia. La paura è la parola chiave nella poesia di Miroslav Košuta che coinvolge anche il suo intimo e la sua famiglia. Oltre a questo sentinento d’angoscia Trieste ispira a volte al poeta sentimenti che sono il suo esatto contrario, cioè speranza e volontà di resistere.

Scopriamo cosí un poeta che accoglie la vita a braccia aperte. Riallacciandosi alle poetiche di Saba e Ungaretti, Košuta è convinto che la poesia viva nelle cose più insignificanti. Nascono cosi testi poetici dedicati a oggetti quotidiani (cortile, balcone, capra, fiori...).

Per espressione poetica i più illustri storici della letteratura collocano Košuta accanto a poeti come Dane Zajc, Gregor Strniša, Veno Taufer, Svetlana Makarovič e Niko

Grafenauer.

Il linguaggio di Košuta è semplice, tanto nelle parole quanto nella sintassi. Questo non è segno di poca raffinatezza, ma di una ricerca orientata verso un modo di esprimersi sintetico ed essenziale. La metafora è costituita da parti semantiche di pieno significato. È viva e si apre alla larghezza e alla loquacità mediterranee. Le parti semantiche rimangono

legate da significati logici saldi. Solamente in rari casi la metafora tende a sfiorare vette più futuristiche che logiche.

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